L’uomo ha sempre avuto l’istinto di creare ,dal nulla o assemblando elementi già esistenti, miglioramenti alla sua qualità di vita; da quando scoprì il fuoco ai tempi moderni con l’elettricità ,il volo, il motore a scoppio e così ancora.
Su questo istinto , cioè sull’attitudine di usare o a modificare a proprio uso gli elementi naturali compresi gli animali, è nato l’allevamento.
Su questo istinto , cioè sull’attitudine di usare o a modificare a proprio uso gli elementi naturali compresi gli animali, è nato l’allevamento.
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| bei tempi....... |
Il motivo conduttore appena affermato ha indotto l’uomo a trasformare in amici gli antichi e selvatici progenitori delle nostre belle razze odierne che esse stesse hanno avuto nel tempo notevoli passaggi in ordine di doti psicofisiche grazie al continuo lavoro di selezione dell’essere umano.
Non vi è dubbio alcuno sul motivo egoistico, da parte dell’uomo, dell’evoluzione che i canidi hanno avuto …………..ma non è questo che è importante sottolineare quanto il risultato finale.
Ritengo che l’osservazione dei comportamenti istintivi del cane all’interno del branco abbia inizialmente ,forse in maniera inconsapevole, dettato il metodo di selezione; il branco , elemento di coesione dei canidi, ha sempre imposto le sue leggi e ogni comportamento di razza o di vita sociale è sempre stato fissato, nei tempi, dall’accettazione della comunità o famiglia canina del singolo atteggiamento tanto da farne , col tempo, parte del patrimonio genetico e quindi trasmissibile in riproduzione.
L’uomo, inizialmente inconsapevole allevatore, dopo l’osservazione della vita sociale del branco ne ha captato la gerarchia e imitandola ha sostituito i rappresentanti del”potere” , i capi branco, con se stesso imponendo “regole” che affermate a varie generazioni di individui con le stesse caratteristiche piscofisiche (razze o inizio di razze) ne hanno completato il patrimonio genetico diventando anch’esse , le regole, trasmissibili in riproduzione ( vedi nelle razze da caccia la ferma, il consenso ecc.).
Tutto quanto detto farebbe affermare che l’allevamento sia principalmente arte provenendo tutto dall’osservazione , in natura, dei comportamenti animali e quindi ad isolare ed imporre nel tempo quelli più propedeutici alla causa dell’essere umano……………. Bisogna possedere , per svolgere quanto detto, sensibilità, interpretazione degli accadimenti e dei comportamenti, intuito, fantasia , ferrea volontà e rispetto assoluto della realtà dei fatti.
Poi vengono i principi, le regole, i “10 comandamenti” ammesso che possano essere così pochi, e allora non possiamo lasciare che quanto ascritto alla fantasia , intuizione, ecc. dia la via in quanto ne nascerebbe confusione, umoralità nelle decisioni, azioni contrastanti tra di loro dove invece deve regnare assoluto ordine……………..e allora metodo!!!!!!!!!
Argomento difficile ai nostri giorni perché ,tranne poche eccezioni attribuibili a consolidati allevamenti di provata affidabilità per la continuità dei risultati e l’omogeneità dei prodotti, la maggior parte degli addetti ai lavori, a parer mio, cercano il Crak, il grande cane, il soggetto da prima pagina, senza tema di elevato “scarto” più che l’affermazione , nel tempo, di una linea di sangue portatrice di ben individuate caratteristiche in una buona media di soggetti ……………l’eccezione del “ FENOMENO” , su una così ben fissata “ famiglia” è accadimento obbligato, serve solo la pazienza e la costanza della ferrea applicazione nell’attenderlo.
Ma queste ultime riflessioni rischiano di portarci fuori tema perché la centralità dell’argomento è se allevare sia un alchimia di sensazioni, intuizioni, fortuna, estrosità oppure conoscenza di elementi di zoognostica generale , per quanto ci riguarda cinognostica, applicati scientificamente e rigorosamente es: qualità psicofisiche eccellenti dei due soggetti con medesime caratteristiche negli ascendenti e quindi prodotti dell’accoppiamento perfetti ……………….peccato che la realtà non è mai come la teoria e sono spesso proprio questi accoppiamenti che danno frequentemente, in prima generazione, le più cocenti delusioni. Ho detto prima generazione perché ritengo che comunque quanto di buon materiale si sia usato non tarderà , nelle successive generazioni, ad uscir fuori, con altissimo merito e gioia per l’allevatore.
Allora sembra che non basti aver letto ed imparato a memoria i sacri testi come “Sunto delle lezioni di zoognostica canina” di Solaro, “ Lezioni di cinognostica” di Barbieri, il “De re rustica di T. Varrone, e gli scritti e le opere di insigni studiosi come Buffon, Baron, Deshambre ecc. ecc. per avere i risultati che tanti sforzi di studi e faticose applicazioni delle conclusioni di quest’ultimi farebbero pretendere.
E allora?
Allora ho la presunzione di affermare che la base obbligata è lo studio, la conoscenza, l’approfondimento ma la differenza viene giocata sul “tocco”, sul genio, su quella somma di inspiegabili doti che il signore ad alcuni concede ed ad altri nega……………senza particolari meriti o colpe per l’individuo che ne viene dotato o privato.
Allevare oggi, al contrario di quanto l’evoluzione tecnologica dell’informazione farebbe credere, è più difficile che in passato .
Affermazione ardita ma dovuta visto che l’Enci ha abolito alcune pubblicazioni e raccolte( relazioni sulle prove dei cani e libro delle origini e di selezione) che erano di complemento alle nozioni di cinognostica di cui il singolo individuo era riuscito a dotarsi; le prove più importanti e difficili, quelle che realmente danno il senso della differenza di un soggetto da un altro non si svolgono più in Italia per la mancanza di un sufficiente numero di zone con presenza di starne “ buone” e quindi manca l’osservazione diretta , sul campo alle prese con le starne, dei soggetti da usare in riproduzione, per non parlare poi delle genealogie, viste le continue polemiche sulle reali “paternità” di alcuni soggetti importanti …………non voglio continuare anche perché ho la pretesa di scrivere per stimolare un confronto costruttivo e non sterili polemiche utili a nulla, i padri e le madri sono sicuramente quelli riportati sui certificati, quello che si deve combattere è l’atmosfera di dubbio che ultimamente si è affermata vedi anche le ultime “grida” del Derby sulla genealogia ed età di alcuni cani partecipanti.
Evitando comunque ulteriori divagazioni il mio parere è che i tempi non aiutano molto l’allevamento nei termini classici di un passato se non remoto almeno prossimo, vuoi per moda ( si usa molto, forse troppo, il cane vincente e non il più adatto per caratteristiche e genealogia) e quindi il metodo , lo studio sono , al momento e a mio giudizio, meno presenti che in passato mentre sono ancor vive , visti anche i risultati di allevatori usciti recentemente alla ribalta, qualità come la fantasia, l’azzardo,l’intuizione , uniti come sempre ci vuole, metodo di allevamento a parte, ad una sufficiente dose di fortuna .
Quindi , facendo un sunto di quanto trattato, il metodo, lo studio , elementi di base indispensabili, sottolineo indispensabili, per un corretto e illuminato allevatore sono oggi, per le nuove leve, principi difficili se non impossibili da applicare essendo venuti a mancare molti degli strumenti una volta a disposizione dell’allevamento : i sacri testi sono introvabili ai più se non a costo di difficilissime e costose ricerche ( ne sono testimone coinvolto) , tutte le pubblicazioni dell’Enci , vedi relazioni delle prove o le varie Rassegne Cinofile, Libri delle Origini, di selezione , sono state sospese con grave danno per l’informazione “attiva e costruttiva” della cinofilia ufficiale rendendo quindi quasi impossibile il fondersi, come affermo debba essere, del metodo e dello studio con le “qualità naturali” quali fantasia , intuizione ,propensione alla sperimentazione , osservazione e collegamento dei vari fattori comportamentali .
Semplificando allo spasimo i concetti, se è , come penso, che il prototipo dell’allevatore, tanto per rimanere in argomento, non può e non deve essere un “grigio ragioniere”, neanche gli può esser concesso di essere un simpatico ed istrionico ignorante.
Ormai è arrivato il momento di dire la mia opinione e , senza incertezza, credo in un allevamento che fondi in se profonde conoscenze cinognostiche ad propensioni naturali notevoli ma se per le seconde pensa il buon Dio alle prime chi provvede?
L’Enci ha il dovere , e questo è un messaggio al nuovo Consiglio Direttivo da chiunque persona esso sarà composto, di creare facilità di accesso al maggior numero di informazioni, al maggior numero di testi a cui l’editoria di settore ha dato voce, ha il dovere di creare zone cinofile atte alla reintroduzione delle starne , ha il dovere di organizzarci dei cicli di prove, ha il dovere di permettere all’allevamento italiano di osservare ed ammirare i soggetti proposti alla riproduzione……………… ha il dovere, per statuto, di facilitare la unica ragione della sua esistenza: L’ALLEVAMENTO.
Fabrizio Santini

Queste parole di Fabrizio, sono emozionanti quanto profonde, proprio perchè anche questa volta, non so proprio come fa, ha colto nel segno. Proprio stasera stavo pensando, dopo aver riletto qualche rivista di diana del 1985, quanto siamo messi male noi giovani. Volete sapere il perchè? Semplicissimo, non abbiamo più i mezzi per imparare l'arte della cinofilia. A me non interessa ascoltare le innumerevoli cavolate scritte sui social network, a me non interessa l'amico che vanta i suoi cani ma rinuncia a confrontarli con quelli degli altri, a me non interessa il dresseur di turno che per fortuna di qualche giudice sta li, io voglio solo imparare l'arte della cinegetica. Mi sono reso conto che non abbiamo più un libro come si deve, di come si addestra, si seleziona, si corregge un setter inglese. Per mia fortuna sono un ragazzo curioso e come si dice il futuro è dei curiosi, scusate il gioco di parole. Proprio questa mi ha portato a rispolverare dalla mia biblioteca i libri dei miei maestri; partendo dalla bibbia di Edward Laverack, al maestro Giancarlo Mancini, da Antonio Santarelli a Vincenzo Celano, per arrivare a Ivan Pavlov e Konrad Lorenz. Mi direte cosa centrano; tutto quello che riguarda la cinogenetica e l'etologia passa per questi due libri. Sicuramente sono fortunato che per curiosità o letto, studiato, ripetuto, queste materie, ma cari ragazzi questo è solo una parte di tutto quello che dovrebbe fare, come dice Fabrizio Santini, l'ENCI. Perchè non lo fa allora? Termino quindi lasciando questa domanda in sospeso con la speranza che qualcuno di voi mi sappia rispondere.
RispondiEliminaUn saluto.
David Paparelli
PIU' ZONE DI ADDESTRAMENTO
RispondiEliminaIo,come penso tanti altri come me, hanno serie difficoltà a reperire zone di addestramento per cani da ferma di facile fruibilità. Abito in provincia di Perugia e quindi le uniche due palestre che abbiamo sono Colfiorito e Monte Petrano. Qualcuno direbbe; e cosa vuoi di più dalla vita? Una zona che oltre essere buona, per vento e terreno, possa permettermi "saltuariamente" degli incontri con selvaggina DOC. Sappiamo tutti che per stimolare il cane a rompere quella cerca troppo geometrica (caccia pratica) è indispensabile che il cane vada a caccia ma soprattutto incontri selvaggina doc. Non pretenderemo sicuramente di fare un cane da prove in riserve di caccia su animali di allevamento...
E tutti quelli che come me non calpestano i terreni extracomunitari? Come si fa?
Le uniche zone che erano rimaste sono diventate regno dei cinghiali perchè non più curate e seguite. Ho fatto anche parte per qualche anno del comitato di gestione di una delle palestre più belle degli anni 70-80 a Perugia (Montelabate), ma lascio a voi immaginare il poco che ho potuto fare nel mio ruolo. E ora? E' tutto finito? Io penso di no...